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Vallata


Adagiata su una collina tra la Valle Ufita e la piana del Calaggio, Vallata è terra di sapori e riti antichi nel cuore della Baronia Il borgo di Vallata con i suoi 300 ettari di territorio si sviluppa all’interno della Zona di protezione speciale dei Boschi e delle Sorgenti della Baronia all’interno della quale sorge l’omonimo Parco urbano intercomunale di interesse regionale. Si tratta di un geosito di grande importanza grazie alle foreste a galleria di salici, ai castagneti, ad una avifauna ricercata e ai giacimenti fossiliferi. Abitato già in periodo postsannitico, l’attuale borgo fu edificato probabilmente in età longobarda ma le prime notizie risalgono al 1096 trascritte in un documento redatto da Pandolfo da Vallata. Nel corso dei secoli, il paese della Baronia appartenne alle famiglie Del Balzo, Del Tufo, Poderico e Orsini. Uno dei simboli di Vallata è palazzo Cataldo-Laurelli, conosciuto anche come Villa Tullio Cataldo, dimora nobiliare che durante il Medioevo ha avuto la funzione di fortezza di difesa. La struttura, in origine, comprendeva tre ali ed aveva una inusuale forma a ferro di cavallo, mentre la parte che affacciava su piazza Tiglio era caratterizzata da un porticato tenuto in piedi da quattro archi. Nelle cantine, invece, erano presenti i granai e un forno a legna che fungeva da forno di comunità ante litteram, dove veniva preparato e cotto il pane per gli abitanti del borgo durante i giorni di festa. Quest’ultima parte, purtroppo, dopo il terremoto del 1980 è andata perduta, mentre ha mantenuto la sua struttura originaria la parte anteriore del fabbricato. Considerato uno dei riti più suggestivi e antichi del Sud Italia, la spettacolare rappresentazione della Passione e Morte di Cristo nel Venerdì Santo si svolge con molta probabilità dal 1541, anno della prima attestazione storiografica, secondo la quale la fiorente comunità ebraica, stabilitasi in paese e dedita al commercio di bestiame, lungo la rotta verso la vicina Puglia, si convertì al Cristianesimo e iniziò a prendere parte a tali rappresentazioni. Le prime fotografie delle processioni, invece, risalgono al 1928. La tradizione vuole che i giovani di Vallata vadano in giro in costume da centurione, come prova di iniziazione, sfidando i rigori di una primavera che quasi sempre tarda ad arrivare in un paese che sorge ad 870 metri sul livello del mare. Oltre ai tipici simboli della tradizione cristiana, lungo i vicoli del borgo sfilano anche i cosiddetti "Misteri", effigi simboliche che vengono esibite dagli incappucciati, e tele settecentesche di antica fattura, rappresentanti le scene della vita e della morte di Cristo, accompagnate da frasi del racconto evangelico di San Giovanni. Ogni anno partecipano alla Processione del Venerdì Santo circa duecento figuranti che procedono al suono di trombe e tamburi, accompagnati da cantori che declamano i versi della "Passione di Gesù Cristo" di Pietro Metastasio.