Con la sua storia secolare che si innerva tra le colline rigogliose dove si intrecciano i tralci rubini dei vitigni più prestigiosi d’Irpinia, Taurasi è un dei borgo di origine longobarda più belli della Valle del Calore
Abitato sin da tempi antichissimi, Taurasi deve il suo toponimo alle tribù osco-sabelliche devote al toro e la disposizione spaziale del suo borgo ai Longobardi che conquistarono questi territori tra l’VIII e il IX secolo. Con la dominazione normanna, il Castello venne ricostruito e divenne palazzo Marchionale nel periodo della baronia in cui il borgo raggiunse il suo massimo splendore grazie alle più importanti famiglie nobiliari arrivate in Irpinia come i Gesualdo, i Caracciolo e i Carafa. Oggi il palazzo che sovrasta il corso principale del paese è di proprietà del Comune e dopo importanti interventi di restauro, dal 2006 ospita l’Enoteca regionale per i Vini d’Irpinia con tanto di cantine e scuderie dove è stato allestito il Percorso Sensoriale Tau, che accompagna il visitatore alla scoperta non solo del rosso Taurasi, ma anche degli altri due DOCG della provincia come il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Uno dei luoghi di maggior fascino del Castello Marchionale è la “Stanza del Principe”, la Sala "Gabriele D’Isola" che, nel 1566, diede i natali proprio a Carlo Gesualdo, principe dei musici e tra i più importanti madrigalisti del XVI secolo italiano ed europeo.
In parte nascosta dal Castello Marchionale, salendo lungo gli ampi granoni che attraversano un portale in pietra, si accede al cosiddetto Duomo di San Marciano, edificio religioso molto probabilmente del VII secolo dopo Cristo sulle rovine di un antico tempio pagano. La Collegiata dedicata al Santo Patrono Marciano, pur non essendo sede vescovile, è considerata da tutti come il Duomo di Taurasi. Dopo l’invasione dei Saraceni e le ricostruzioni eseguite nel corso dei secoli, oggi si presenta con una facciata in stile Barocco dove al suo interno trovano spazio capelli e nicchie dedicate al patrono, a Sant’Anna, Sant’Antonio da Padova e San Gerardo Maiella.
La storia di Taurasi è particolarmente antica: l’origine preistorica è attestata da ritrovamenti archeologici in località San Martino. Nel corso della terza guerra sannitica, fu conquistata dal legato romano Lucio Cornelio Scipione Barbato; in seguito alle guerre puniche, divenne alleata di Roma e, durante il triumvirato augusteo, diede inizio alla costruzione delle prime ville.
La costruzione dell’odierna Taurasi, invece, risale al periodo di dominazione longobarda, seguita da quella dei Normanni. A questi ultimi, si deve la riedificazione del Castello, precedentemente devastato dai Saraceni, e la sua assegnazione, nel 1101, ai Sanseverino, famiglia con la quale la comunità taurasina ha vissuto momenti gloriosi nel suo periodo più prestigioso.
Si avvicendarono, poi, numerosi feudatari, tra cui i Caracciolo e i Gesualdo. Durante il XVII secolo, fu la volta dei Carafa e, quindi, dei Latilla che rimasero fino al 1806, anno di abolizione della feudalità.
Età antica
Alcuni ritrovamenti archeologici in contrada San Martino attestano insediamenti già dal Neolitico; il toponimo è però di origine osco-sabellica, con chiaro riferimento al toro. In epoca romana il territorio dell'attuale Taurasi dovette trovarsi nell'orbita di Aeculanum.
Nell'epitaffio inciso sul sarcofago del legato romano Lucio Cornelio Scipione Barbato (il quale combatté nella terza guerra sannitica del 298 a.C.) è citata la conquista di Taurasia Cisauna nel Sannio, tuttavia è da escludere che tale antica città corrispondesse all'attuale Taurasi; il suo territorio (l'Ager Taurasinus) si estendeva invece a nord-est della colonia romana di Benevento, presso l'attuale Circello, nell'area in cui si sarebbero poi stanziati (nel 180 a.C.) i Liguri Bebiani.[4]
Medioevo
Il primo documento in cui viene citata la vite di Taurasi risale al novembre 1179, periodo in cui sorgono le prime abitazioni. La creazione dell'odierna Taurasi, quasi sul medesimo sito, si ebbe con l'arrivo dei Longobardi. Nell'883, e tra il 900-910, il centro subisce una serie di distruzioni da parte dei Saraceni. Con l'arrivo dei Normanni, il "Castelli Taurase" venne ricostruito ed assegnato, nel 1101, a Trogisio di Taurasi, della stirpe dei Sanseverino. In questo periodo la baronia di Taurasi raggiunge il suo massimo prestigio ed importanza, arrivando dalle porte di Benevento e Avellino sino al territorio di Sant'Angelo dei Lombardi.
Età moderna
Passato per un lungo periodo di barone in barone, tanto da arrivare ad essere un possedimento dei Lautrec, e poi dei Caracciolo, il feudo ritornò nelle mani dei Gesualdo. Carlo Gesualdo, secondo alcuni documenti, nato proprio a Taurasi nel 1566. si dedicò particolarmente all'opera di ricostruzione e ristrutturazione della città. Taurasi, fu progressivamente abbellita con nuovi e splendidi palazzi. Il principe madrigalista, noto, oltre che per aver musicato vari testi di Torquato Tasso, per aver trucidato la moglie Maria d'Avalos, sorpresa insieme al suo amante Fabrizio Carafa, amò talmente Taurasi da dedicargli un pensiero anche nel suo testamento.
Nel corso del XVII secolo, più della metà degli abitanti di Taurasi fu decimata dall'epidemia di peste che investì l'Italia. Arrivarono, poi, i Carafa d'Aragona e, dal 1726, i Latilla. Superata la parentesi della Repubblica Napoletana, durante la quale anche a Taurasi fu piantato l'albero della libertà, i Latilla tornarono a Taurasi e vi rimasero fino all'abolizione della feudalità.
Nel 1809 si ha la nascita ufficiale del comune di Taurasi, il quale fu aggregato amministrativamente al circondario di Mirabella nell'ambito del distretto di Ariano, all'interno della provincia di Principato Ultra. Nel 1860 Taurasi è annessa al Regno d'Italia e aggregata al mandamento di Mirabella, nell'ambito del circondario di Ariano di Puglia, all'interno della provincia di Avellino.
Clima
Clima caldo e temperato.
Esiste maggiore piovosità in inverno che in estate.
La temperatura media annuale di Taurasi è 14.1 °C. Piovosità media annule di 1058 mm.
Accanto alla lingua italiana, nel territorio di Taurasi è in uso una varietà del dialetto irpino.