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Sant'Angelo dei Lombardi


Scelta nei secoli da mercanti, santi e cavalieri templari, crocevia di storia, fede e magia, Sant’Angelo dei Lombardi è uno scrigno di bellezze paesaggistiche ed architettoniche nel cuore dell’Irpinia Situato su un sperone della dorsale appenninica a metà strada tra la valle d’Ansanto e la valle dell’Ofanto, il borgo di Sant’Angelo dei Lombardi come lo conosciamo adesso fu edificato durante l’Alto Medioevo e prese il nome dal culto di San Michele Arcangelo a cui erano devote, dopo la loro conversione al Cristianesimo, le popolazioni longobarde del Mezzogiorno d’Italia. A questo periodo, dovrebbe risalire la costruzione del Castello degli Imperiale che, insieme ai fortilizi di Torella dei Lombardi, Monticchio e Guardia dei Lombardi, rappresentavano le fortezze di difesa della linea di confine del Gastaldato di Conza nel Principato di Salerno. Le antiche mura sono state inglobate nei secoli, ma le trasformazioni volute dai Normanni prima, dai Caracciolo e soprattutto dai principi Imperiale di Genova, a cui deve l’attuale nome, lo portarono a diventare una dimora gentilizia. Il Castello fu adibito nel 1862 a tribunale e carcere e fino a qualche anno fa i locali del Castello, opportunamente ristrutturati, hanno ospitato gli uffici della magistratura e l'archivio notarile. Oggi al suo interno coesistono il Museo dell'Opera, un vero e proprio sito archeologico in cui è possibile ammirare la primordiale Cattedrale di Sant’Anotonino Martire datata XI secolo, e Museo dell'Emigrazione e della Civiltà Contadina che, attraverso una ricca esposizione di oggetti e suppellettili d’epoca, narra la grande stagione dell’emigrazione verso il nord Italia e il resto d’Europa. Tra i luoghi di interesse storico e religioso più affascinanti d’Irpinia, un posto d’onore spetta senza dubbio all’Abbazia del Goleto, che attraverso archi, colonne e pietre, sapientemente restaurate, è ritornato al suo antico splendore. Il complesso religioso fu eretto per volere di Guglielmo da Vercelli intorno all’anno 1133. Qui il monaco e abate, divenuto poi Santo e Patrono d’Irpinia, si spense nel 1142 dopo aver realizzato una delle più importanti opere architettoniche del Mezzogiorno. La struttura originaria comprendeva la chiesa, il monastero grande delle monache e quello più piccolo dei monaci. Sotto la guida di alcune sante badesse, quali Febronia, Marina, Agnese e Scolastica, la comunità monastica e lo stesso monastero crebbero arricchendosi di terreni e opere d'arte tra il XII e il XIV secolo. Poi il Goleto visse una lenta decadenza che lo portò ad essere addirittura abbandonato tra il 1807 e il 1973. E in questo periodo alcune mura e i tetti del complesso caddero al suolo. Oggi, di tutto quello splendore, grazie all’intervento del Ministero dei Beni Culturali è ancora possibile ammirare la Torre Febronia, vero capolavoro di arte romanica, che presenta incastonati numerosi blocchi con bassorilievi provenienti da un mausoleo romano e le due chiese sovrapposte al centro del complesso che segnano il passaggio dal periodo romanico a quello gotico in Irpinia: La Chiesa inferiore data intorno al 1200 e la Chiesa superiore, terminata nel 1255. Il vero gioiello dell’Abbazia del Goleto, è, però, la cappella di San Luca con il suo portale con arco a sesto acuto e il piccolo rosone a sei luci al cui interno sono rimasti due medaglioni appartenenti a mirabili affreschi cinquecenteschi andati persi nei secoli. Da visitare prima di lasciare questo luogo di fede e di mistero è la Chiesa grande o del Vaccaio, che prende il nome del grande architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro, che la realizzo tra il 1735 e il 1745.