Lì dove nidifica la rarissima Cicogna nera, tra l’Osento e l’Ofanto, protetta dal caos e dalle frenesie urbane, si staglia Monteverde. Uno dei borghi più bucolici della Campania e tra i più belli d’Italia
Dove Campania, Lucania e Puglia s’incontrano, sorge Monteverde, luogo incantato che domina l’intera valle dell’Ofanto e dalla sua sommità è possibile raggiungere con lo sguardo il mare di Manfredonia in Puglia. Arroccato attorno al suo Castello baronale, edificato in epoca longobarda e ampliato al tempo della dominazione aragonese, il borgo, sopravvissuto ai tanti terremoti che hanno squassato l’Irpinia, con le sue vecchie case costruite in arenaria locale, è circondato da campi di grano a perdita d’occhio e da acque artificiali come quelle del lago di San Pietro, che in estate si popolano di fauna meravigliosa. La fortezza, sita nel posto più alto del paese, oggi noto con il nome di Castello Grimaldi, dal nome di una delle principali famiglie feudali che vi dimorarono, è stata completamente restaurata nel 2006 per ospitare il Museo Interattivo del Grano (M.I.GRA), un luogo di sapori e saperi, in cui prendono vita, grazie ad installazioni tecnologiche e artistiche, storie e dinamiche di vita contadina che si sviluppano attraverso 9 sale espositive in cui, proiezioni immersive e postazioni di realtà aumentata, ci parlano della tradizione cerealicola della valle dell’Ofanto.
Nato dal fiume Osento, incastonato tra boschi e colline ad una altitudine di oltre 450 metri sul livello del mare, il lago artificiale di San Pietro, con le sue acque verde smeraldo, è uno dei Siti di interesse comunitario più affascinanti d’Irpinia. Abitato da carpe, trote e pesci gatto e impreziosito da una vegetazione molto ricca è la cornice naturale del Grande Spettacolo dell’Acqua, un evento di luci, colori, suoni e giochi pirotecnici che, tra storia e suggestione, racconta la vita di San Gerardo Maiella e attira migliaia di visitatori dall’Irpinia e da tutto il Mezzogiorno. Altro motivo per visitare Monteverde è dato dal percorso naturalistico di Serro della Croce che si snoda per oltre un chilometro su uno dei tre colli dove sorge il borgo e regala uno spettacolo mozzafiato che spazia dalla valle sottostante fino al Vulture in Basilicata. Su uno dei grossi spuntoni di pietra denominato “lu carabutt” si favoleggia essere impressa l’impronta della mano dell’Arcangelo Michele che, secondo una leggenda, proprio in quel punto avrebbe condotto la sua battaglia contro Lucifero.