Conosciuto in tutta Italia per la lavorazione della breccia irpina, Fontanarosa è il borgo delle granitiche tradizioni religiose e contadine
La storia del borgo è strettamente collegata a quella di Aeclanum, uno dei più importanti centri economici e militari sannita. Fu proprio la diaspora generata dalla distruzione dell’insediamento sulle sponde del Calore per mano longobarda che porta alla nascita di Fontanarosa tra il VII e VIII secolo dopo Cristo. Città di antichi mestieri e tradizioni secolari, a Fontanarosa il sacro e il profano vengono modellati senza sosta da secoli. La tirata del Carro ne è un fulgido esempio che affonda le radici in età remote quando i contadini portavano il grano in omaggio alle divinità pagane proprio trainando un carro con la forza dei buoi provenienti dalle campagne. La tradizione si rinnova tutt’oggi il 14 agosto con un carro di paglia fino al Santuario della Madonna della Misericordia.
Fontanarosa, però, è conosciuta ed apprezzata, soprattutto per l’antica arte della lavorazione della breccia irpina, la pietra tipica che viene estratta dalle cave che costellano il territorio fontanarosaro. Un’arte celebrata in tutta Italia e che proprio a Fontanarosa trova spazio nel Museo Civico, conosciuto anche come “Museo delle 3 P”, che si sviluppa su tre livelli e dove sono custoditi un preziosissimo Presepe del ‘700 realizzato con ceppi di olmi e ulivi, pezzi dei carri di Paglia trainati nel corso dei secoli e, appunto, lavorazioni in pietra esposte in uno spazio aperto che affaccia sul torrente Fredane. Tra queste spiccano una riproduzione fedelissima della Nike di Samotracia e il Dono dal Cielo, una fontana realizzata in marmo di Carrara dal maestro giapponese Yoshin Ogata.