Borgo collinare sorto nel medioevo alle pendici del Monte Calvario, Bonito è uno spazio urbano consacrato e rivitalizzato dalla Street Art
Terra ricca di colture di pregio sin dall’antichità e dal suggestivo paesaggio collinare, Bonito sin dall’età romana entrò a far parte dei possedimenti di Aeclanum e quindi venne colonizzata e arricchita dai romani. L’attuale insediamento, però, risalirebbe al X secolo quando i Longobardi edificarono il Castrum in una zona di confine tra le Contee di Ariano e il Ducato di Benevento. Passata sotto i possedimenti normanni, Bonito legò il suo nome e le sue sorti prima ad Ariano e poi a Grottaminarda. A sovrastare un borgo fatto di piccoli palazzi gentilizi e chiesette connesse tra di loro da un dedalo favoloso di stradine acciottolate, il Castello normanno di Bonito svetta su tutta la valle. Costruito intorno all’anno Mille a pianta quadrangolare perimetrale da quattro torri angolari, dopo i vari terremoti che ne hanno rimaneggiato la struttura, oggi si presenta con la sola Torre normanna Maluocchi, recentemente entrata nel patrimonio comunale, che presenta lungo le sue pareti circolari e la volta antiche pitture che con buona ragione potrebbero risalire al Seicento. Altro luogo di grande interesse storico-culturale è rappresentato dalla Cappella di Vincenzo Camuso un tempo conosciuta anche come Congrega della Buona Morte. Ricavata nella cripta dell’antica Chiesa dell’Annunziata custodisce la mummia di un misterioso Zi’ Vicienzo, personaggio venerato da circa duecento anni dai bonitesi. Le pareti del piccolo edificio sono tappezzate da tantissimi ex-voto che chiedono al “santo” di compiere miracoli. La fantomatica figura di Zi’ Vicienzo, a metà tra sacro e profano, non ha mai svelato la realtà sul personaggio che sarebbe stato, secondo alcuni, un chirurgo che effettuava di notte interventi miracolosi, secondo altri un monaco, secondo altri ancora un sicario spietato, capace di apparire in sogno a chiunque metta in dubbio la sua autorità.
Nonostante aspetti di interesse storico-architettonico, è grazie al Collettivo BOCA (Bonito Contest Art) se Bonito è riuscita ad emergere nel panorama provinciale e regionale come città della street art grazie ai contributi di molti artisti che hanno favorito interventi di creatività urbana e con essi hanno promosso e valorizzato il contesto rurale del borgo riqualificandolo con l'arte pubblica contemporanea. In una sorta di festival senza date di inizio e di fine, artisti internazionali del calibro di Millo, Tellas, Alex Senna, Diego Miedo, Arp, Milu Correch, Camilla Falsini, Guerrilla Spam, Irene Lasivita, Carlos Atoche hanno rivitalizzato i caratteristici anfratti del borgo, illuminato le stradine, colorato le mura delle abitazioni, con opere d’arte di primissimo piano nel panorama contemporaneo dell’arte di strada. Alcuni dei murales realizzati nel 2016 nell’ambito del progetto “Impronte” hanno provato ad omaggiare la creatività di Salvatore Ferragamo, straordinario stilista di fama planetaria che non ha mai rinnegato le sue origini bonitesi. A Bonito, infine, è presente “La Genesi” di Francisco Bosoletti, un’opera realizzata dall’artista argentino su tre muri con tema il fuoco che, nel 2018, è stato giudicato tra i tre murales più belli al mondo.