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Avellino

Avellino è il capoluogo della omonima provincia in Campania. L'etimologia del nome sembrerebbe provenire dal latino abellana, ovvero "nocciola", prodotto tipico del territorio ricco di noccioleti.


Impreziosita da uno dei centri storici barocchi più esclusivi e particolari del Mezzogiorno, con la sua Torre dell’Orologio, il palazzo dell’ex Dogana dei Grani e il “Reuccio” Carlo II d’Asburgo, Avellino è uno dei centri più insoliti e affascinanti di tutta la Campania. Capoluogo d’Irpinia e cerniera di congiunzione tra l’Oriente e l’Occidente, fin dall’antichità Avellino si è sviluppata attorno alla Collina la Terra dove oggi sorgono la Chiesa Cattedrale intitolata alla Madonna Assunta e ai Santi patroni Fiorentino, Flaviano e soprattutto Modestino, le cui spoglie, insieme a quelle dei vescovi più illustri della Diocesi di Avellino sono conservate all’interno. Molto suggestiva è anche la Cripta del Duomo, conosciuta anche con il nome di Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, che nonostante i secoli ha mantenuto il suo stile romanico. Poco distante sorge anche Palazzo De Conciliis, edificio costruito verso la fine del XVIII secolo e oggi Casa della Cultura intitolata a Victor Hugo ché vi dimorò da bambino per alcuni mesi. Avellino, sin dall’epoca longobarda è stato un importante centro culturale ed economico, ed oggi è uno scrigno di bellezze inaspettate che si nascondono nei vicoli e nelle pieghe della città. Come i cunicoli longobardi che attraversano la Terra da un capo all’altro partendo proprio dalla scalinata intitolata a Cosimo Fanzago, tra i più grande architetti del barocco napoletano che rese unico il centro storico di Avellino, l’antico maniero feudale della famiglia Caracciolo che governa pizza Castello da una posizione inusuale rispetto alla Collina la Terra, l’Istituto Agrario “Francesco De Sanctis”, tra le più antiche Scuole enologiche d’Italia che sorge sulla Collina dei Cappuccini proprio di fronte il Duomo o Villa Amendola con il suo secolare orto botanico in cui sono custodite essenze arboree di rara bellezza.

Fondata dagli Irpini, il nucleo originario della città, Abellinum, si formò sulla collina della Civita, dove sono stati trovati numerosi reperti archeologici, in territorio dell'odierna Atripalda a circa 4 km dal centro di Avellino. Testimonianze archeologiche attestano la presenza sulla Civita di un importante centro pre-romano, presumibilmente di origine etrusco-campana e di lingua osca, risalente almeno al IV secolo. Secondo ricerche, suffragate da Edward Togo Salmon, l'antica città era al centro del territorio dei Sabatini, popolo sabello documentato da Tito Livio. Non è da escludere che tale centro avesse il nome di Velecha, attestato da numerose monete attribuite all'area campana. Fu conquistata dai Romani nel 293 a.C., che la sottrassero al dominio degli Irpini durante le Guerre sannitiche che si verificarono tra il 343 a.C. e il 292 a.C. Sotto il dominio di Roma la città cambiò più volte denominazione (nell'ordine: Veneria, Livia, Augusta, Alexandriana e Abellinatium). La posizione geografica ha agevolato la nascita dei primi insediamenti: sin dall'antichità la valle del Sabato ha costituito una via naturale tra l'Irpinia e il Sannio. Nell'89 a.C. Silla occupò Pompei, Ercolano, Stabia, Eclano, Abella e Abellinum. Abellinum non costituiva ancora un vero e proprio centro urbano. Furono le truppe di Silla ad avviare l'edificazione di una vera città. Il Cardo e il Decumano, tipici elementi urbanistici romani, la suddividevano in quattro quadrati, ognuno dei quali conduceva alle quattro porte esterne. La città romana ha avuto un importante sviluppo in età augustea, grazie alla realizzazione dell'Acquedotto romano del Serino che dalle sorgenti di Serino arrivava a Bacoli, ove era situato il grande serbatoio destinato all'approvvigionamento della flotta romana (denominato Piscina Mirabilis), dopo aver servito le principali città della Campania. Particolare importanza assunse Abellinum in età cristiana, nel corso della quale emerge la figura del grande vescovo Sabino, vissuto probabilmente fra la fine del V e l'inizio del VI secolo. Il centro è documentato fino alla metà del VI secolo, grazie all'importante patrimonio epigrafico rinvenuto negli anni ottanta-novanta nella basilica paleocristiana di Capo La Torre (centro storico dell'odierna Atripalda). Probabilmente l'antico centro sulla collina della Civita cessò di esistere a seguito delle guerre gotiche e della successiva occupazione bizantina. La popolazione si disperse sulle alture nei dintorni, dando origine a vari piccoli nuovi centri, fra cui, in epoca ancora incerta, la nuova Avellino, sulla collina della Terra, a 4 km in direzione ovest dalla Civita.

Avellino è situata nella parte più pianeggiante della cosiddetta conca avellinese, una grande valle di origine vulcanica dell'Appennino Campano, circondata a est dal Monte Tuoro (situato nel territorio di Chiusano di San Domenico), a sud-est dalla catena montuosa dei Picentini (nei pressi di Serino) e a nord-ovest dal maestoso massiccio del Montevergine, che raggiunge un'altitudine massima di 1 493 metri e sovrasta i comuni di Mercogliano, Ospedaletto d'Alpinolo e Summonte. A occidente la catena appenninica raggiunge altitudini inferiori (Monte Esca 872 m, Monteforte Irpino, Faliesi 955 m nel comune di Contrada), fino a raggiungere altezze collinari nel versante sud (il confine qui è la collina sulla quale sorge Aiello del Sabato, 425 m). La città è attraversata dal Rigatore, dal San Francesco e dal Fenestrelle, affluenti del Sabato, corsi d'acqua molto impoveriti ed in parte interrati[5]. I dintorni del centro urbano sono rigogliosi di vegetazione: prevale la coltura della nocciola. Il clima di Avellino è di tipo temperato, risente dell'influenza del Mar Tirreno, ma ha tratti sensibilmente più continentali rispetto alla Campania costiera. Il territorio comunale di Avellino è parte del distretto sismico dell'Irpinia.

Il Comune ha un proprio stemma ed un proprio gonfalone così come descritti nei decreti di riconoscimento, in data 23 dicembre 1938: «Campo di cielo all'agnello pasquale con banderuola, adagiato sul libro legato di rosso, ritagliato d'azzurro, poggiato su una terrazza al naturale. Ornamenti esteriori da città» E in data 1º dicembre 1938, trascritto nel Libro araldico degli Enti morali al vol. II, pag.625: «Drappo di colore bianco riccamente ornato di ricami d'oro caricato dello stemma civico con l'iscrizione centrale in oro: "Città di Avellino". Le parti di metallo ed i nastri saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.»

Titolo di Città «Antico diritto» Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al valor civile «Con animo fierissimo, sopportò senza mai piegare, numerosi bombardamenti aerei che causavano la perdita della maggior parte del suo patrimonio edilizio e la morte di 3.000 cittadini. Tutta la popolazione si prodigò con generosità e amore encomiabili per cura dei feriti, degli orfani, dei senza tetto. Settembre 1943.» — 8 luglio 1959 Medaglia d'oro al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al merito civile «In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione. Sisma 23 novembre 1980.» — 9 novembre 2005