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La grotta dello Specus Martyrum fungeva all'inizio da catacomba per i santi martiri che vi si trovano e per i fedeli cristiani che si nascondevano all'interno per pregare. Con l'Editto di Costantino, nei secoli successivi, fu costruita una scala d'accesso. Nello specus furono traslate i resti mortali di San Sabino di Avellino (vescovo di Abellinum nei primi decenni del VI secolo) il 16 settembre 1612. Nel 1629 fu costruita un'altra scala di accesso alla grotta, che parte dalla chiesa di origine paleocristiana che la sovrasta. Sempre in tale periodo, le volte della cappella furono affrescate con dipinti raffiguranti la vita dei primi martiri cristiani e dei santi più vicini all'Irpinia. La Cappella del tesoro fu costruita nel primo settecento per volere del Barone di Donato al fine di conservare in piccole urne i resti mortali dei santi martiri (le tombe site nello spazio davanti all'altare maggiore, dove riposa San Sabino, sono vuote). Un altro elemento di grandissimo interesse è un quadro, a fianco della cappella del tesoro, che rappresenta in tre momenti il martirio di Sant'Ippolisto cui è dedicata la chiesa. La volta centrale dello Specus cedette per ben due volte: dopo la costruzione della seconda scala e dopo il terremoto del 1980. La piccola cappella è consacrata, ma talvolta si tengono anche piccoli concerti cameristici ed è possibile accedervi, quando non ci sono particolari ricorrenze civili o religiose, dalla chiesa di Sant'Ippolisto.

Secondo il leggendario di Ruggiero, Vescovo di Avellino dal 1219 al 1231, il corpo di S.Ippolisto, martirizzato verso il 304 d.C. durante la persecuzione di Diocleziano, fu amorosamente seppellito dalle matrone Massimilla e Lucrezia in un luogo sottoterraneo (spelunca) nell’area della necropoli pagana dell’antica Abellinum. Nello stesso luogo vennero sepolti i 20 Santi Martiri che tra il 304 e il 313, anno dell’ editto di Costantino, suggellarono col sangue la loro testimonianza cristiana. In seguito molti cristiani chiedevano di essere sepolti vicino ai Santi Martiri (“cum sanctis o prope sanctis”). In quel luogo trovarono sepoltura nel secolo VI anche il vescovo Sabino ed il suo fedele diacono Romolo. Per la sepoltura di San Sabino venne riutilizzato un sarcofago pagano in pietra calcarea del 2/3 secolo la cui faccia anteriore portava scolpite in bassorilievo probabilmente scene della vita del defunto e ai lati due grifoni alati. Il sarcofago fu rivoltato e sulla faccia posteriore (divenuta anteriore) fu inciso l’elogio del Santo. Sul sepolcro dei Santi Martiri i cristiani cominciarono a celebrare l’Eucarestia e la grotta diventò una basilichetta. In essa, composta come dice il Cassese nella monografia “Lo Specus Martyrum di Atripalda” (Avellino –Tipografia Pergola 1930), “dall’attuale area dei martiri, si vedeva a destra, costruito nella parete, il sarcofago di S. Sabino;dirimpetto poi, a sinistra, l’altro di San Romolo.Il pavimento era ricoperto di un ricco mosaico, e sulla parete dell’abside era dipinta l’immagine di Cristo, circondato da venti martiri, dieci per lato, e ciascuno col nome ed altre indicazioni, in atto di essere da quello coronati “(o.c. pag. 4). Lo Specus subì modifiche attraverso i secoli. Nel 1629 fu ampliato, abbellito con stucchi e pitture e fu costruita una seconda scala di accesso. Nel 1728 adiacente allo Specus fu costruita la cosi detta Cappella del Tesoro splendidamente affrescata da Michele Ricciardi per custodire le reliquie di S. Ippolisto e dei suoi compagni martiri. Negli anni 1888-1891 lo Specus fu restaurato a cura del Barone Di Donato che fece costruire anche la cappella di S. Romolo analoga a quella di San Sabino. L’area che aveva custodito i resti mortali dei martiri venne recintata con una ringhiera di ferro, il pavimento fu lastricato di marmi scelti, l’affresco del martirio di S. Ippolisto fu staccato e sistemato sulla parete adiacente la cappella del tesoro, mentre le reliquie dei santi martiri furono riposte in quattro splendide urne in ottone dorato a forma di tempietto. Il disastroso terremoto di Irpinia e Basilicata del 23 novembre 1980 ridusse in condizioni pietose non solo il Tempio superiore, ma anche lo Specus. Lento, paziente e faticoso è stato il lavoro di restauro a cura della Soprintendenza al B.A.A.A.S.di Salerno e Avellino, eseguito dalla Ditta Pouchain per il lato arti tettonico e della Ditta Tribuzio per il lato artistico sotto la guida degli architetti della Soprintendenza Antonio Giovannucci e Giuseppe Muollo. Sono stati ripuliti gli affreschi del Ricciardi nella cappella del Tesoro dando splendore all’incoronazione e glorificazione della Vergine Maria tra un tripudio di angeli e santi che hanno un particolare riferimento alla città di Atripalda

LUN MAR MER GIO VEN dalle 10:00 alle 13:00 dalle 16:00 alle 19:00