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Scoperte nel lontano 1866 da Francesco Di Marzo, furono occasione di grande sviluppo economico del paese, fino alla loro chiusura definitiva negli anni '90

Le Ex Miniere di Zolfo, situate nel territorio comunale di Tufo, hanno assolto alla loro funzione estrattiva fino alla seconda metà del Novecento. Si narra che la storia industriale del borgo ebbe inizio nel lontano 1866, quando il Sig. Francesco Di Marzo, facendo una passeggiata di caccia, si imbatté in due pastori che bruciavano delle strane pietre per riscaldarsi: dall’odore acre sprigionato dalla combustione, capì che si trattava di zolfo. Non passò molto tempo che scoprì, sulla riva destra del fiume Sabato, il giacimento, in una zona geologicamente diversissima dalla vicina sponda sinistra. Da quell'episodio, nacque l'impresa mineraria Di Marzo che, assieme alla Società Anonima Industrie Minerarie di Altavilla Irpina, costituì un enorme bacino lavorativo per un'area, fino a quell'epoca, nota esclusivamente per la produzione del Greco di Tufo DOCG. L’attività durò intensamente per quasi un secolo, fino a un graduale declino che iniziò a partire dal secondo dopoguerra, anche a causa della concorrenza con lo zolfo americano, estratto a costi assai competitivi. A Tufo, le miniere sono rimaste attive fino agli inizi degli anni Sessanta e l’estrazione è continuata fino al 1972, mentre la liquidazione definitiva della società si ebbe nel 1992. La presenza e la disponibilità dello zolfo giovò, poi, all’esplosione della coltivazione della vite in tutta l’Irpinia, dando origine alla cosiddetta tecnica della zolfatura che permette di proteggere i grappoli dagli agenti patogeni esterni. La valorizzazione di questa ricchezza, oggi, è al centro dell'idea di elaborazione di un progetto di archeologia industriale, volto a recuperare una storia di successo nell'imprenditoria della verde Irpinia.

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